alla ricerca della verità

venerdì 30 novembre 2007

TRUFFA TELEFONICA: susegreteria.biz

se dovesse arrivarvi questo sms, ovviamente non richiamate ma cancellate e continuate con quello che stavate facendo.

Mittente: -SMS-

Testo: Ti ho cercato alle 8.00 del 26/09/2007, è urgente, chiama da fisso al 899030641, info e costi susegreteria.biz


non è nulla di urgente, nè tanto meno importante, ma solo un altro modo di spillarvi dei soldi.
i gentili signori di susegreteria.biz confezionano un messaggio ben realizzato e senza errori ortografici per indurre l’utente finale a comporre il numero a tariffazione maggiorata cascando nella loro trappola.
visitando il sito citato nel sms nessuna pagina riporta la tariffazione applicata al numero telefonico da chiamare per sapere chi ti ha cercato con urgenza. in compenso ci si trova di fronte ad un “luogo” di incontri che rilascia le sue password proprio da quel numero 899. la pagina dei contatti non riporta alcun dettaglio della società e permette di compilare un form che genererà automaticamente una mail che sarà poi inviata ai responsabili della truffa.

il sito ha circa tre mesi di vita e la stringa che dovrebbe riportare l’indirizzo (di casa/ufficio) del proprietario è sostituita da privacyprotect.org, noto servizio di protezione dati in fase di registrazione dominio.

grazie a gioxx per approfondimenti.

giovedì 29 novembre 2007

Ahmetovic e la Linearom

Mastella ha mandato gli ispettori, la gente s'indigna e c’è sempre chi la fa franca. eppure il colpevole è sotto gli occhi di tutti. e come nei migliori film americani non è l’accusato numero uno. il vero criminale, quello che andrebbe arrestato, condannato e vilipeso è Alessio Sundas, l’agente pubblicitario dell’omicida.
è “la fervida mente moderna di Alessio" (così lo definisce il Corriere della Sera!) ad aver partorito e messo al mondo l’idea di una linea di accessori firmati Ahmetovic (Marco Ahmetovic è il rom responsabile della strage di Appignano, dove ubriaco alla guida del suo furgone uccise 4 ragazzini).
La mia -ha ribadito Sundas- è una scommessa. Quella di fare di un assassino, di cui comunque non sono stato il complice, una star. Non me ne vergogno, è il mio lavoro”.


dunque il fervido Alessio non si vergogna, dopotutto non è stato complice di Ahmetovic, quindi perchè non organizzargli anche qualche serata in discoteca e la registrazione di un video musicale. e dov’è finita l’etica?
ah già, dimentico della lezione impartitami ai tempi dell’università: “l’etica è spesso e volentieri un mero scudo dietro cui le aziende si riparano per giustificare le proprie perdite in bilancio”.

venerdì 23 novembre 2007

tutto parte da qui

"Quella mattina sono arrivate tutte le notizie più disperate, distorte ad arte, sbagliate. Prima hanno detto che uno juventino aveva sparato a un laziale e allora ho pensato che tutto era davvero finito. Poi hanno raccontato una mezza verità e quando hanno seppellito quel ragazzo hanno tirato fuori la storia delle pietre nelle tasche. Come puoi avere fiducia in questo Stato?"
Claudio Galimberti

giovedì 22 novembre 2007

in azienda la sicurezza è al primo posto, sul pianeta divertimento

il top management europeo si attiene scrupolosamente alle regole dettate dalla privacy e se decide di bloccare la navigazione internet ai dipendenti della propria azienda lo fa solo per proteggere quest'ultima; non certo per ledere la libertà dei sottoposti. almeno questo è quello che dichiarano i manager intervistati.
i luoghi virtuali più inibiti sono i siti di download musicale e quelli di incontri online, a pari merito. seguono i siti dedicati alle comunità musicali online e quelli di video sharing (YouTube su tutti). ultimi, ma pur sempre bloccati, i siti di social networking (MySpace e Facebook), ritenuti minacce abbastanza serie al pari di instant messenger e siti di posta elettronica.
la motivazione addotta dai vertici aziendali riguardo il ferreo controllo degli accessi ad internet è appunto la preoccupazione per i possibili attacchi informatici, trascurando il rischio (o la certezza) che gli impiegati perdano di vista i propri compiti scaricandosi l’album musicale o filtrando nel cyberspazio. motivazione palusibile se si crede alle parole di Toralv Dirro, manager della McAfee: "il confine tra lavoro ed intrattenimento sta diventando sempre meno marcato".

mercoledì 21 novembre 2007

La Repubblica dell'italiano

in agosto la modella uruguayana Luisel Ramos è morta durante la settimana della moda a Montevideo, dopo aver sopravvissuto con una dieta di lattuga e bibite a basso contenuto calorico”.

dopo AVER sopravvissuto?

http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/israele-modella/israele-modella/israele-modella.html

un esempio di contribuzione dei media alla cultura dell'italiano medio.

martedì 20 novembre 2007

America under attack: presto operative le restrizioni in funzione anti-terrorismo

per chiunque entri negli Stati Uniti arrivando dall’estero il Dipartimento per la sicurezza territoriale (Department of Homeland Security - creato dall’amministrazione Bush dopo l’attacco terroristico contro le Torri Gemelle) introdurrà, in aggiunta alle procedure attuali che impongono a tutti i cittadini stranieri di essere fotografati e schedati quando passano attraverso il controllo passaporti, un sistema dattiloscopico di identificazione delle persone molto più sofisticato, ma anche più invasivo. verrà dunque richiesto di appoggiare entrambe le mani su un’ apparecchiatura di nuova concezione, capace di “fotocopiare”, memorizzare ed analizzare elettronicamente le impronte dei polpastrelli. si creerà così un'immensa banca dati, i cui utilizzi sono lasciati alla discrezione del governo statunitense (e dei vari organismi di intelligence).
NO MORE PRIVACY.

YouTube, la TV e l'ipocrisia della società

se una ragazza esibisce le sue tette su YouTube, i suoi videomaker adolescenti vengono criminalizzati; se lo fanno a Cultura Moderna, è un successo della tv trash ed è una pacchia per gli inserzionisti pubblicitari.
sembra dunque che la vera colpa di YouTube sia di rendere visibile ed evidente che chiunque, senza talento e senza cultura, senza lauree e senza raccomandazioni politiche, può fare trasmissioni della stessa qualità di quella che propongono oggi le reti Rai e Mediaset; ovvero una tv capace di fare audience solo sfruttando la violenza, il sesso, la morte ed il dolore e facendo degli stessi, straordinari fattori di incremento degli ascolti.

lunedì 19 novembre 2007

un outsider alla Casa Bianca

In corsa per la Casa Bianca alle presidenziali che si terranno il 4 novembre 2008 insieme ai più celebri Obama, Hillary e Rudi esiste una pletora di candidati portatori delle istanze più variegate pronti a contendersi la poltrona dello studio ovale. Tra questi, nelle fila del partito repubblicano, il texano Ron Paul.

Ronald Ernest "Ron" Paul (Pittsburgh, 20 agosto 1935) è un politico e medico ginecologo statunitense. Membro del Partito Repubblicano e rappresentante alla Camera dei Rappresentanti per il 14° Distretto (Texas).
Fu eletto per la prima volta al Congresso nel 1976. Tornato alla pratica medica nel 1985, tre anni più tardi si candidò come Presidente per il Partito Libertario piazzandosi al terzo posto con lo 0.3%.
Solo nel 1996 Ron Paul tornò al Congresso, nuovamente nelle file del Partito Repubblicano. Diventato membro del RLC, Ron Paul vinse tutte le successive elezioni.

Il 13 marzo 2007 ha annunciato la sua candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti e quindi la sua intenzione di competere per la nomination repubblicana.
Ron Paul nella sua campagna elettorale punta moltissimo alla raccolta di fondi (ha raccolto dai soldati americani più donazioni lui da solo che tutti i candidati repubblicani e democratici messi assieme), l'obiettivo suo e del suo entourage è quota 12 milioni, quota ritenuta indispensabile per cercare davvero la vittoria alla primarie del partito e alle presidenziali.
In una sola giornata, il 5 novembre 2007, è riuscito a raccogliere 4,2 milioni di dollari, record storico di donazioni giornaliere di tutti gli Stati Uniti (per il partito repubblicano).


Fonte wikipedia

La data è densa di significati simbolici. Il 5 novembre infatti, festa nazionale in Inghilterra e Nuova Zelanda, si celebra il fallito attentato del cattolico Guy Fawkes nei confronti del re Giacomo I e dei membri del parlamento inglese, attentato passato alla storia come "congiura delle polveri".

Per introdurre il lettore nel Ron Paul pensiero cito un paio di sue affermazioni celebri:

"... se abbiamo degli attacchi mafiosi negli Stati Uniti, non andiamo mica a bombardare l'Italia!?"

"Perchè dimentichiamo che quando si sacrifica la libertà per la sicurezza, si perdono tutte e due? E' quello che accade in America, oggi."

Per saperne di più sul suo programma invito a visitare il link:
quel fenomeno di Ron Paul



«Remember, remember,
the fifth of November,
Gunpowder, treason and plot.
I see no reason why
Gunpowder treason
Should ever be forgot!»

venerdì 16 novembre 2007

la CLASS ACTION per orrore - capitolo III

"purtroppo l'Italia avrà la class action all'italiana, ossia una schifezza". il Codacons prende le distanze dalle altre associazioni dei consumatori, cheavevano applaudito l'approvazione della class action da parte del Senato. secondo il Codacons: "ben lungi dall'essere un'azione collettiva dei consumatori simile a quella americana, il Senato ha approvato un pastrocchio. non c'è danno punitivo e i consumatori potranno avere un risarcimento solo se giovani, visto che dovranno aspettare almeno 20 anni prima di poter avere una liquidazione dei danni".
sempre secondo il Codacons, infatti, sarebbero almeno 3 i giudizi, con almeno 3 gradi l'uno, per un totale di 9 processi, per chiudere un procedimento. "evidentemente il Parlamento è in mano alle lobby economiche, alle banche, alle assicurazioni, alle compagnie telefoniche. una sconfitta per il Paese e per i consumatori".

nessuna novità.

la CLASS ACTION per errore - capitolo II

Innanzitutto sgombriamo il campo da ogni possibile equivoco. Riporto per chi non sapesse di che si sta parlando la definizione di CLASS ACTION proposta da wikipedia:

Un'azione collettiva, che negli Stati Uniti è conosciuta come "class action", è un'azione legale condotta da uno o più soggetti che, membri della classe, chiedono che la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto avvenga con effetti ultra partes per tutti i componenti presenti e futuri della classe. Gli altri soggetti della medesima possono chiedere di non avvantagiarsi dell'azione altrui (esperendone una propria) esercitando l'opt-out right, oppure possono rimanere inerti avvantaggiandosi dell'attività processuale altrui che avviene sulla base del modello rappresentativo. Con l'azione rappresentativa (class actions) si possono anche esercitare pretese risarcitorie per esempio nei casi di illecito plurioffensivo, ma lo strumento oltre alle ben note funzioni di deterrenza realizza anche indubbi vantaggi di economia processuale e di riduzione della spesa pubblica. L'azione rappresentativa è il modo migliore con cui i semplici cittadini possano essere tutelati e risarciti dai torti delle grandi aziende e delle multinazionali, in quanto la relativa sentenza favorevole avrà poi effetto o potrá essere fatta valere da tutti i soggetti che si trovino nell'identica situazione dell'attore.

Potete ben comprendere dunque quanto ci si trovi di fronte a uno strumento a dir poco diabolico. E altrettanto comprensibile è il pianto a dirotto del parlamentare forzaitaliota che per errore ha approvato un tale emendatio diaboli.
E come non intenerirsi poi davanti alla nostra povera cara Confindustria che dopo il fattaccio si è affrettata a definire il testo approvato dal Senato "un atto grave di ostilità" alle imprese, perché le mette nelle condizioni di "subire ricatti di ogni tipo". In particolare, secondo gli imprenditori, queste azioni, nel caso di società quotate, potrebbero portare a turbative di mercato.

Il messaggio è chiaro:
Il consumatore pensi solo a consumare.
E mentre lo fa veda di non rompere i coglioni.

guidati da un gruppo di coglioni: la CLASS ACTION per errore

un senatore di Forza Italia, seduto, ascolta sconsolato il capogruppo di Forza Italia, Schifani. il sentatore in questione è Roberto Antonione, ossia colui che verrà ricordato per aver regalato al popolo italiano la class action.
regalata sì, ma per errore.
questo è quanto si legge sul Corriere della Sera: "in tanti sono andati a consolarlo, ma certo Antonione è il primo a sapere che il suo errore nel voto è stato grave. e purtroppo per la Cdl, decisivo. di fatto il suo sì dà il via libera all'emendamento sulla class action presentato da Roberto Manzione. se ne rende conto e subito dopo scoppia in lacrime, consolato dai colleghi del suo gruppo. «È vero, ho sbagliato a votare -confessa il senatore di Forza Italia- ma è successo perchè in aula c'è sempre una confusione terribile. non è possibile che si voti in queste condizioni. con la confusione che c'era mi sono sbagliato e ora sto pensando addirittura se non sia il caso di dimettermi dal mandato. saremmo stati pari e per un voto, il mio, invece la class action è passata».

non preoccuparti senatore Antonione, col prossimo governo il tuo errore finirà nel dimenticatoio, insieme alla class action.

giovedì 15 novembre 2007

dimmi la verità

i fatti sono molto chiari: Schumacher sta partecipando in veste di collaudatore ai test della Ferrari a Barcellona e, invervistato, ha rilasciato una dichiarazione.

EUROSPORT riporta quanto segue: "La Formula 1 - ha poi ammesso Schumacher, ora nella veste di collaudatore della casa di Maranello - non mi manca perché non mi sono ancora fermato”.
La Gazzetta dello Sport invece: "La Formula 1 un po' mi manca, anche se sono sempre con la squadra. Sì, mi è mancato un po' guidare". così Michael Schumacher nella nuova veste di collaudatore della Ferrari.
ben oltre la malainformazione; questa non è strumentalizza-
zione della notizia, qui qualcuno sta riportando il falso!
e se lo fanno con una notiziola del genere, come si può non pensare che i giornali lo facciano anche con altre notizie,
che magari si portano appresso interessi ben maggiori?

lunedì 12 novembre 2007

IERI E' MORTO UN RAGAZZO, NON UN TIFOSO!

Gabriele era un ragazzo di 28 anni, morto nella maniera più assurda, per una tragica fatalità: un poliziotto che esplode 2 colpi a 200 metri di distanza, dall'altra parte dell'autostrada, per sedare una rissa tra ragazzi, non tra tifosi! non c'erano striscioni, non c'erano bandiere! è stato un colpo accidentale, il poliziotto ha sbagliato (e sarà giusto che paghi) però il calcio, questa volta, c'entra niente.
i giornalisti hanno fomentato la guerriglia che è susseguita all'avvenimento, riportando una notizia tendenziosa, così come i conduttori tv che hanno sfruttato la distorsione dell'informazione per aprire talk-show di condanna sul tifo violento e la cultura dell'odio. la colpa è anche loro. loro perchè i media influenzano le persone, concorrono a formare la cultura che tanto disprezzano. queste sono le conseguenze della malainformazione, non si può puntare il dito con superiore distacco contro il mostro che si è contribuito a creare. prendetevi le vostre responsabilità! non potete continuare a nascondervi dietro un dito. BASTA!

venerdì 9 novembre 2007

"Corbelli vattene, il sogno di questa città, Armani a capo della società"

l'Olimpia Milano dall'inizio di questa stagione ha vinto solo 2 partite: è ultima in classifica in Italia così come in Eurolega. a dispetto di uno di uno dei budget più ricchi d'Italia, la squadra è allo sbando e la società in vendita. il pubblico lo vuole e Armani (main sponsor della squadra)pare compiacente. sarebbe solo questione di tempo. certo è che il tempo per le mitiche scarpette rosse è tiranno, le belle speranze della pre-season sono svanite insieme ad allenatore (esonerato) e scelte gestionali discutibili (il cambiamento di tredici quindicesimi dell'organico, tanto per dirne una). nel frattempo bussano alla porta i fantasmi del 1976, l'unica retrocessione nella storia dell'Olimpia. finora.

l'assenza di Biagi ed il giornalismo moderno - diritto di replica

Di Enzo Biagi so poco o nulla, non ho mai letto uno dei suoi libri e non ho mai visto nemmeno la sua trasmissione più seguita in tempi recenti, "Il fatto".
Sono però uno dei pochi amanti del "double face" rimasti in Italia e guardo sempre con sospetto l'immediata santificazione per acclamazione giornalistico-televisivo-popolare di qualunque personaggio tiri le cuoia nel nostro Paese. Ho smesso di credere da un pezzo, insieme a Babbo Natale anche ai Cavalieri senza macchia e senza paura e i cori di consenso unanime soprattutto da parte della Casta suscitano sempre in me un senso di istintivo sospetto.
Non avendo però le conoscenze per entrare nel merito del personaggio Enzo Biagi mi limito a riportare qui alcune voci fuori dal coro.

Tutti hanno trattato Biagi da Venerabile Maestro, ma sapendo che in realtà era - e ormai da decenni - il Solito Stronzo. Avidissimo, senza cuore (letteralmente: l'organo era stato sostituito da tubi di teflon, miracolo della cardiochirurgia) e perciò reso un non-morto, recitava da finto buono. In realtà, era un'azienda, anzi una piantagione sudista: aveva al suo servizio uno stuolo di negri, intesi come giornalisti anonimi che scrivevano i libri suoi. Libri che lui firmava, dopo averci incastonato, manco fossero rubini e perle, qualcuno dei suoi ripetitivi luoghi comuni - una quindicina in tutto - che ne garantivano il successo. Esempio: «Una volta intervistai Heminghway e gli chiesi se era credente. 'A volte, di notte', rispose». Era lo stile Biagi, e nulla ha più successo presso le dattilografe di un libro che dice quello che già avete sentito mille volte. Il guaio è che Biagi pretendeva di incastonare quei suoi grumi anche nei fondi che esigeva - da Mieli - fossero messi in prima pagina, e sul Corriere. Imbarazzante: di fatto era sempre lo stesso fondo, un fondo di magazzino risalente agli anni '50 e riciclato come spiegazione di ogni fenomeno avvenuto da allora: fosse la discesa in campo di Berlusconi, l'11 settembre o l'invasione dell'Iraq, saltava sempre fuori la storia di Heminghway. Ma Biagi doveva essere accontentato. Un uomo potente e bilioso, vendicativo - ci sono redattori del Corriere, costretti a passare i suoi pezzi, che si ricordano ancora coi sudori freddi, come li trattava quando osavano telefonargli per dire che una sua parola non si capiva (scriveva a mano). Il fatto è che al Corriere era tornato Montanelli, e il buonissimo Biagi non tollerava che Indro andasse in prima, e lui no. Il tipico Solito Stronzo. Scomparso Montanelli, si placò. Forse anche l'idraulica al teflon cominciava a cedere. Ma ormai era passato alla categoria superiore: il Venerato Maestro.
www.effedieffe.it

La vicenda parte nel 2001, quando nella televisione pubblica c’era un anziano collaboratore di 82 anni, Biagi, che conduceva una trasmissione che si chiamava Il Fatto e che aveva almeno due problemi: uno di palinsesto e uno politico. Il primo è questo: il programma di Biagi non andava certo male per essere un prodotto giornalistico, pur extralight, ma andava in onda nella fondamentale fascia pre-serale e perdeva parecchi punti rispetto a Canale5, che vantava e vanta l’imbattibile Striscia la notizia. In un periodo in cui peraltro la Rai veniva accusata di fiancheggiare Mediaset, c’era il problema di non perdere vagonate di incassi pubblicitari durante il programma di Biagi, dunque di ricollocarlo per inventarsi qualcos’altro al suo posto.
Ovviamente non era impresa da poco, anche perché Biagi era un’istituzione, un signore in Rai da 41 anni con un contratto del valore di due miliardi di lire: in sei minuti guadagnava quello che in due ore guadagnava Bruno Vespa e questo al lordo di un ufficio privato e di una redazione. Non è che si potesse spostarlo con un tratto di penna, sicché ci lavorarono per un po’: sinché il direttore di Raiuno Fabrizio del Noce e il direttore generale Agostino Saccà proposero e trovarono infine un accordo con Biagi (lo trovarono, ripetiamo) che prevedeva questo: un programma biennale di dieci speciali in prima serata e altre venti puntate storiche in seconda serata; il tutto con l’aggiunta di un altro miliardo ai due che Biagi già percepiva annualmente. Non pareva male, e infatti Enzo Biagi indisse una conferenza stampa l’11 aprile 2002 (occhio alle date) e annunciò che gli andava benissimo, pur senza privarsi di qualche sarcasmo tipico suo: «Non ho problemi di orario, posso fare un programma anche a mezzanotte, magari mettendo una piccola nota di pornografia. Non c’è problema, sono un signore che fa questo mestiere da tanti anni».

www.ilgiornale.it

Il fiume di retorica ed autocelebrazione che il giornalismo italiano versa sulla tomba di Enzo Biagi ha un che di stucchevole, talora di disgustoso. Siccome quando si grida controvento si deve cercare d’essere chiari e brevi, premetto: l’editto bulgaro di Berlusconi fu un obbrobrio. La Rai era certamente schierata contro di lui, ma fa parte del gioco democratico. La Rai è certamente una distorsione del mercato informativo, ma peggio per lui (e per noi) se non ha saputo porre rimedio. Detto questo, a me Enzo Biagi non piaceva. Più che coraggioso, come oggi tutti lo descrivono, mi sembrava conformista. Le battute erano sempre le stesse, per tacere delle citazioni. Era un bolero di Revel, senza neanche l’approdo della chiusa. Naturalmente è stato un grande giornalista, un pedalatore costante, un autore instancabile. Nulla a che vedere con l’eroe oggi melassosamente descritto. E’ patologica la quantità di titoli, articoli, filmati, ricordi, testimonianze: il giornalismo italiano celebra se stesso, si autoraffigura come libero, coraggioso, disposto alle più dure battaglie. Ma quando mai? E’ dipendente dai poteri dominanti, tendenzialmente velinaro, ossequioso con il padrone, servile con l’inserzionista pubblicitario. La storia degli intrallazzi di Telecom Italia ce la siamo raccontata in pochi, mentre la grande stampa continuava a glorificare chi la riempiva di quattrini. Questa è la realtà, mica quella roba da sommovimento funerario che oggi occupa lo spazio della cattiva coscienza. Coraggio? Coraggio di che? Non ci vuole nessun coraggio a mettere in buon italiano quello che il proprio pubblico vuol sentirsi dire. Vale per il giornalismo, per la politica, per un mondo intellettuale sempre più fiacco, moscio, bigio. Non ci vuole nessun coraggio per prendere gli applausi, e non necessità per incassare compensi faraonici. E’ coraggioso, semmai, chi per piccarsi di coerenza continua a parlare da solo o per pochi intimi, chi scrive per passione, chi non si sdraia sul luogocomunismo. E forse neanche quelli sono coraggiosi, sono solo se stessi.Ogni volta che muore qualcuno è un lutto, naturalmente. Chi muove in età avanzata lascia più ricordi, ovviamente. Chi muore è il solo a sapere cosa riserva il dopo, semmai qualcosa riservi. Chi sopravvive, invece, sa con certezza cosa capita in questi casi: parole vuote, omaggi insinceri, descrizione santificante del defunto. Già questo basterebbe per non volere morire mai.
www.davidegiacalone.it

giovedì 8 novembre 2007

www.bidplaza.it

L’euro ti ha messo in ginocchio? Fatichi ad arrivare alla fine del mese con i tuoi 800 euro CO.CO.CO? L’unico mezzo di trasporto che ti puoi permettere sono le tue snickers? “Vorrei ma non posso” è il tuo motto quotidiano?
Tranquillo, c’è qualcuno che ha pensato anche a te. Una casa tutta tua con una Porsche parcheggiata nel box e una Mini in giardino non rappresenta più un sogno irrealizzabile. Ti bastano 811€ e un sito di aste online che ha battuto la suddetta casa, un Porsche Cayman e una Mini Cabrio rispettivamente a 579, 219 e 13 euro!
Proprio così, perché le aste su questo sito hanno una grande peculiarità: non è l’offerta più alta a vincere ma quella più bassa. E così apprendiamo come nel corso del tempo gli internauti più bravi e fortunati si siano aggiudicati di tutto, dalla nuova FIAT500 a svariati modelli di i-pod alle macchinette per il caffè, a prezzi irrisori.
A questo punto la domanda che qualunque essere senziente si pone è: si va bene, ma dove sta la fregatura?? Il sito ha un regolamento ben preciso e collaudato: non vince in realtà l’offerta più bassa in assoluto (altrimenti basterebbe offrire subito un centesimo…) ma l’offerta unica più bassa (se in due offrono un centesimo e io soltanto ne offro due vinco io per intenderci). Inoltre ogni singola offerta, e qui salta fuori la fonte di guadagno dei geniali ideatori del sito, costa 2 eurini. Quindi pago 2 euro, faccio la mia offerta e ricevo informazioni preziose sullo stato dell’asta che mi guidano nella formulazione di un’eventuale offerta successiva.
Un po’ una lotteria in sostanza ma sicuramente più affascinante.
Alla faccia di chi pensa che con la rete non sia più possibile fare i soldi…

mercoledì 7 novembre 2007

l'assenza di Biagi ed il giornalismo moderno

lo chiamiamo giornalismo d’inchiesta e sembra l’unico di valore oggi, in tempi in cui la figura del semplice cronista ha perso il suo prestigio. invece Biagi insisteva per farsi chiamare ancora così.

gli era capitato di farsi dei nemici per strada –il fascismo, Tambroni, Berlusconi– ma non si poteva fare altrimenti. “ci sono momenti in cui si ha il dovere di non piacere a qualcuno”. e la forza di queste parole era nella neutralità e nella dolcezza della voce, più che nel significato, che sarebbe stato facile gonfiare con l’intonazione o con le spalle. aveva chiamato “inconveniente tecnico” la sua estromissione per 5 anni dalla televisione. non era un vezzo, era uno stile. lo stesso con cui ricordava: “mia madre, terza elementare, mi diceva: ‘mai dire bugie”. aveva 87 anni, usava quelle parole come un manifesto e noi potevamo credergli. una ricognizione dell’informazione ci farebbe capire rapidamente perché, al di là della retorica, una persona come Biagi mancherà tanto al dibattito pubblico. l’Italia è il paese del duopolio televisivo, dell’assenza dell’editoria pura, delle lottizzazioni, dei collateralismi. è la nazione che è riuscita a tenere assieme il quieto vivere con il più scarso senso della collettività. i giornali non si leggono, il modello informativo prevalente è quello del “panino” dei telegiornali, delle domande concordate in modo implicito o diretto, dei talk show urlati. Biagi, e i pochi come lui, non avevano la possibilità di incidere direttamente su questo stato di cose. il sistema informativo, sempre più effetto e ormai concausa del sistema castale italiano, esiste e persiste comunque. ma la semplice presenza di Biagi costringeva al confronto. quello col fascismo, 60 anni fa fra le montagne del nord, era stato armato. l’editto bulgaro, che aveva silenziato un volto storico della televisione italiana, altrettanto aveva costretto a schierarsi. e con la semplicità delle parole che usava nei suoi articoli, interrogava la coscienza dei lettori e ancora più quella dei colleghi. certamente esistono oggi parecchi buoni giornalisti in Italia, più di quanto racconti certa retorica disfattista. le inchieste di D’Avanzo, Bonini, Gatti su carta, quelle di Report e Iacona in tv, l’ostinazione di Travaglio, l’onestà intellettuale di alcuni editorialisti. e tanti altri casi, anche se minoritari, di giornalisti che hanno il senso del loro servizio. alcuni di questi personaggi sono molto battaglieri, anche più di Biagi, che non aveva l’animo del barricadiero. ma il giornalista d’assalto, il vendicatore dei torti, è un segno dei tempi. Biagi mostrava una qualità simile, eppure diversa: la schiena dritta. era figlio dei tempi in cui si erano presi in mano i fucili, si era lottato per la storia, per dei valori condivisi. poi aveva lavorato dentro una società povera che diventava benestante, che imparava a conoscere i diritti e li richiamava a gran voce se venivano sospesi. oggi si combatte una battaglia più sporca e silenziosa dentro una società infiacchita. oggi serve il giornalista ribelle, il quasi eroe senza macchia, magari persino capace di modestia. ma l’idea del giornalista con la schiena dritta oggi non ha più senso, è fuori tempo. lo scontro si è incancrenito e servono le barricate; l’integrità del Biagi cronista e l’universo cui si riferiva distano molti decenni e soprattutto sono lontani dai nostri discorsi. nel senso del giornalismo, e forse anche della storia, è la vecchia questione della moneta cattiva che scaccia quella buona, delle monete di metallo che sostituiscono quelle d’oro, avendone solo uguale valore nominale. speriamo che almeno l’odierna informazione di valore, che oggi si dice “d’inchiesta”, o si chiama controinformazione, lo abbia conosciuto bene. finché era in circolazione lui avevamo la garanzia delle sue domande inattuali, e per questo utilissime. (lupa)

lunedì 5 novembre 2007

DONAPHONE

i cellulari si cambiano ormai come le scarpe, non quando sono rotti ma quando passano di moda. però i telefonini usati che fine fanno? finiscono in spazzatura e poi in discarica oppure fanno muffa chiusi in un mobile e lì dimenticati.
a Milano è partita la campagna Donaphone:
"Donaci il tuo cellulare che non usi più.... ci aiuterà a costruire una nuova struttura d'accoglienza per donne con bambini in difficoltà".

i cellulari vengono raccolti presso oltre 150 parrocchie e in 10 ipercoop sparsi tra Milano ed hinterland. l'elenco dei punti raccolta ed ulteriori dettagli della campagna sono disponibili su:
numero verde 800-249467

la terza madre

fine di una saga iniziata 30 anni fa o fine dell'Argento regista?
domanda legittima, perchè ad un certo punto sarebbe meglio smettere di fare film. o almeno pensarci. perchè continuare ad infangare il proprio nome e buttar vomito insulsamente sulla propria carriera così come sulla propria figlia a fine pellicola? e questa volta le carte per giocarsela il buon vecchio Dario le aveva in mano: era un film che tutti aspettavano per chiudere quel cerchio che si era aperto con Suspiria e poi continuato in Inferno. era l’occasione per riscattarsi dallo scivolone de Il Cartaio e chiudere in bellezza.
La Terza Madre è invece un film di cui si salvano volentieri i primi 10 minuti (sarebbero un ottimo cortometraggio!) e ben poche altre scene, che rimestate insieme darebbero comunque vita ad un collage sicuramente più accurato del film nella sua interezza. un salto sulla poltrona è ugualmente garantito ma Argento ha perso lo spirito dei suoi precedenti lavori (e non si parla dei suoi capolavori) e lascia lo spettatore facile preda di dialoghi imbarazzanti e di una sceneggiatura che è un colabrodo. anche gli effetti speciali (digitali) spesso non sono all’altezza della situazione. le musiche non sono nulla di innovativo ma Claudio Simonetti garantisce sempre un ottimo risultato. notevole la canzone sui titoli di coda (collaborazione Simonetti - Cradle of Filth).
sembrerebbe quasi che il regista (e tutta la sua equipè, produttori compresi) non abbia guardato il risulato del suo lavoro al termine delle riprese. questo uno stralcio dell'intervista rilasciata da Dario Argento a Repubblica:
R: è contento di come è venuto [il film], di come è stato accolto?
D: sono contentissimo.
R: sente di aver raggiunto... non so...
D: no, potrei fare di meglio. questo mi dico sempre. ed infatti per questa ragione non vedo mai i miei film una volta finiti. non li vedo più. spariscono per 20 anni!

ah, ecco dov'è la spiegazione! svelato dunque l'arcano che si celava dietro la terza madre. nulla di più semplice, un pò come la sequenza di simboli per aprire la porta al passaggio segreto: 1, 2, 3, 4... "hey, ma siamo in una catacomba segreta!".