alla ricerca della verità

venerdì 29 dicembre 2006

the prestige

Quanto un giro sull’ottovolante che ogni tanto si ferma, e noi sospesi a testa in giù: The Prestige. Come una chiacchierata con quel parente simpaticamente cialtrone, che ci racconta un sacco di fregnacce e poi sparisce fino al cenone successivo: The Prestige. Come e più di una sugosa peperonata: The Prestige. The Prestige, qualcuno direbbe, è roba buona. Magari laboriosa, fumosa ma piacevole al gusto e persino divertente per l’intelletto. Vogliamo rovinarci: addirittura stimolante per l’intelletto. Se si riesce a dipanare mentalmente la trama con un po’ di anticipo sul finale ci si può dedicare alla speculazione sui 43 temi sottesi alla sceneggiatura: l’ambizione, l’illusione, il doppio, la maschera, l’amore, la vendetta, l’arte persino… Tutti accennati, in verità, e qui sta il pregio e in parte il limite del film nel suo complesso: la carne al fuoco è tantissima, a livello visivo, narrativo, concettuale: naturale che il film risulti una sarabanda confusa e avvincente, più che una storia piacevole e ben costruita. Ma c’è maestria nel modo in cui lo spettatore viene catturato e gettato in mezzo a un intreccio contorto, popolato da specchi, ombre, illusioni di ogni genere. Probabilmente è quello del piccolo giallista il maggior godimento che si trae. Gli sceneggiatori ci hanno sfidato a scoprire i loro trucchi allo stesso modo di un prestigiatore che sega una donna in due sotto il nostro naso… (lupa)

The Prestige è come una bella macchina sportiva rossa fiammante appena tirata a lucido che certo fa una gran scena ma ahimè ha grossi problemi al carburatore, perde colpi e di tanto in tanto si spegne...eh si, perchè The Prestige è così: ha appeal, ha un bel intreccio, propone spunti senza dubbio interessanti ma spesso, troppo spesso, rallenta eccessivamente. Anche se la trama è in grado di avvincere a tratti lo spettatore, ciò avviene più per la sua complessità (come sottolineano gli eureka che si levano a tratti in sala) che non per la capacità di coinvolgere e immedesimare. Insomma il film non riesce mai a rapire ed appassionare sinceramente l’utente pagante.
Forse parte della reponsabilità è da attribuire al fatto che il regista punta tutto sulla tematica del doppio e dello sdoppiamento, ampliamente sfruttata nella tradizione filmica, senza riuscire nell'intento di proporla sotto una luce veramente nuova e originale (cosa d'altro canto mi rendo conto pressochè impossibile); ma la scusa certo non basta a salvare C. Nolan, tanto più se si considera il cast a disposizione. Velo da stendere poi su alcune trovate veramente improbabili, al limite (o forse al di là) del comico. Su tutte la scoperta di un sosia perfetto di uno dei due protagonisti (Hugh Jackman) in un bar dei sobborghi londinesi, che prenderà il suo posto sul palcoscenico. Se non è magia questa... (lonza)


Tutto si basa sull’illusione. non confondiamo magia ed illusione. The Prestige è una sfida, non solo tra i 2 protagonisti del film va oltre lo schermo, è cerebrale: riuscirà il regista ad ingannare il pubblico? o come direbbe un buon “ingenieur”: vorrà il pubblico farsi ingannare?
Eroe ed Antieroe, queste sono le classiche figure retoriche in una storia. in questa sceneggiatura amabilmente si confondono in un continuo intreccio. chi è il buono? chi è il cattivo? Lo spettatore non riesce ad immedesimarsi perché non sa da che parte stare. a chi sorride la ragione? perché solo 100 volte? troppe domande, a cui nemmeno la scienza riesce a dare risposta perché: “la scienza non è una scienza esatta!”. Tesla ci confonde, un ammaliante Bowie si fa scienziato e filosofo: “il mondo non è pronto per il futuro”, forse è proprio questa la verità. (leone)

giovedì 28 dicembre 2006

nessun pericolo per te, biscazziere statale

tra corrotti e fancazzizti, solo 2 su 100 vengono licenziati.
Antonio Donnarumma, un custode di Pompei. arrestato nella stupenda Casa di Cecilio Giocondo mentre cercava di violentare una ragazzina americana adescata con la scusa di mostrarle affreschi chiusi al pubblico. la flagranza del reato era tale che non cercò neanche di difendersi: patteggiò un anno con la condizionale. bene ma non riuscirono a licenziarlo. fu mandato “in punizione” a Sorrento, un “esilio” a 29 km.
Salvatore Castellano, uscere del museo di Capodimonte (dove gli usceri rifiutavano le divise perché "non sono confacenti al clima di Napoli"). 220 assenze in un anno (più le ferie, più le festività...). la salute cagionevole non aveva impedito all'uomo, mentre risultava quasi agonizzante, di tenere aperto un laboratorio di cornici. pronto il licenziamento? certo, eppure, di ricorso al Tar in ricorso al Tar...
male andò invece ad un dipendente del comune di Genova che si rassegnò al licenziamento (dopo svariati ricorsi) ma tuttora non capisce perché il municipio fu così fiscale con lui: aveva accumulato (facendo contemporaneamente altri lavori, secondo l'accusa) quasi 1.400 giorni di malattia. perse, come anticipato, ma solo perché non trovò magistrati come quelli del Consiglio di Stato che annullarono il licenziamento di un bidello calabrese, introvabile quando arrivava il medico fiscale, perché: “prima di assumere il provvedimento l'amministrazione deve comunque accertarsi delle reali condizioni di salute”.
e se quello fosse stato alle Maldive, come successe con un impiegato comunale di Pesaro? andavano accertate le sue condizioni psicofisiche all'atollo Ari?

evviva l'Italia!
e non lamentatevi quando alle poste c'è un solo sportello aperto e l'impiegato dietro il vetro si sta limando le unghie mentre una coda di 30 persone aspetta.
avrebbe potuto essere alle Maldive, e invece è lì, per voi. pagato da voi.
e non importa che abbiate un impegno urgente, la fretta è cattiva consigliera. e lui lo sa.

mercoledì 27 dicembre 2006

reversal lunch

Ironia della sorte la rubrica 3milano parte con una recensione decisamente fuori porta. l'Oasi Zegna non si può certo annoverare tra i posti più facili da raggiungere per un milanese e pure noi dobbiamo ammettere che, una volta usciti a Carisio sulla Milano-Torino, ci siamo affidati all'autoctono Mr. Borrone per giungere "sound & safe" a destinazione.
il ristorante si presenta come la più classica delle baite montane: semplice, essenziale, tutta in legno. dopo aver percorso le scale rigorosamente al contrario (attenzione se lo fate con ghiaccio o neve) all'ingresso si viene accolti dall'oste, cortese ma di poche parole, che non mancherà di servirvi (appena vi avrà riconosciuti come "quelli del pranzo al contrario") una grappa artigianale ai mirtilli come buon digestivo seguita da un caffè espresso. tra 2 chiacchere da fine pasto e un bombardino addizionale, per i più audaci, ci si può intrattenere giochicchiando a dama su di un tavolo predisposto all'uopo tra le proteste degli altri affamati commensali che forse non prenderanno troppo bene il vostro spirito da fine pranzo! ci si sposta quindi nella saletta a fianco per apprezzare un dolce assai semplice, al limite del cioccolato e vaniglia confezionato industriale, servito appena prima (e questo è di gran lunga il passaggio più difficile del pasto) di verdure cotte, patate fritte e brasato... impegnativa, come potrete ben immaginare, è anche la polenta concia che segue a ruota, quale simpatico intermezzo in attesa dei pizzoccheri. si arriva davvero stremati all'antipasto di salumi misti affettati (pollice su per il lardo, pollice giù per la lingua) che inevitabilmente rimangono in gran parte sulla tavola... abbiamo scelto di accompagnare l'abbuffata con il vino rosso della casa (e comunque non credo la cantina offrisse alternative) concedendoci verso la fine del pranzo l'immancabile rito dell'amicizia che in questa occasione ha trovato la sua epifania nella "brocca dell'amicizia", sorta di sacro graal rappresentato dalla brocca del vino da cui ogni commensale non ha potuto fare a meno di bere direttamente ed avidamente.

al termine dell'avventura anche per i puristi più estremi del pranzo al contrario è molto difficile non cedere alla tentazione di un sorso di grappa aromatizzata per favorire la digestione. il pagamento del conto (30€ forfait) resta classicamente alla fine e riporta i convenuti al naturale scorrere del tempo in avanti. offerta la tiepida, se non proprio fredda, cronaca il mio giudizio personale sull'esperienza (più che sul pranzo in sè) è positiva. la cucina non offre nè piatti particolari nè di particolare livello gustativo piazzandosi appena sotto il livello "mamma abile tra i fornelli" ma l'idea è senza dubbio originale e non nego che anche il viaggetto (circa 2 ore da milano) per recarsi in loco contribuisce a creare l'atmosfera giusta per approcciarsi all'evento. consigliato, una volta l'anno, magari quando si avvicina il Natale ma consigliato. (lonza)

Così colto alla sprovvista, come da malore susseguente “il mestolo dell’amicizia”, altro non posso far che giudicar eretico siffatto luogo santo. tutto nasce tra le impervie vette biellesi, dopo un mare di tornanti, in una baita posta all’estremità di una -ahimè senza neve- pista di fondo. è gioviale quanto infantile salire a ritroso la scalinata che conduce alla porta dell’Oasi Zegna. oasi solo di nome. il burbero proprietario, infatti, inquadrati i “ilasnemmoc” (commensali al contrario), prepara le tazzine ed accende la macchinetta del caffè. passino il bombardino, che infatti è fuori-lista, ed il caffè, meglio doppio, al bancone. la grappa d’accompagnamento invece non fa rilievo al palloncino della stradale per quanto è bassa in gradazione alcolica ed eccessiva in zucchero. la dama, così come la tv appollaiata sopra di essa, altro non è che un fastidioso perditempo per chi è ivi giunto con l’idea di un lauto pasto.
accomodati nella modesta sala in legno, il pasto vero e proprio si viene ad incominciare ed il dolce, che è un po’ lo specchio dell’intero pranzo, arriva in tavola. 2 tipi di creme sode, una panna cotta ed un budino, che paion fatte con polverine, latte ed addensante. presentazione molto rustica (e questo sarebbe il meno) se non ci perdesse anche il sapore, che lascia imbastarditi i fin palati, sovente abituati alle punte culinarie dei 3 stelle michelin.
le verdure cotte e le patate al forno sono forse il piatto forte del banchetto, l’arrosto è insipido e la salsiccia salata. la polenta concia vien buona solo per quei triviali rituali che si è soliti fare quando il vino ha preso il posto al sangue nelle vene. il mestolo dell’amicizia è un chiaro sintomo di ubriachezza latente o di intossicazione alimentare.
il vino è un caso a parte. ovviamente non c’è lista e neppure scelta: solo quello della casa. ignota provenienza, uvaggio, annata e gradazione (comunque sempre nel rispetto della stradale: troppo bassa). per ubriacarsi ci vorrebbe una damigiana a testa o meglio un altro vino. tuttavia il vino offerto ha il merito di non coprire il gusto dei piatti che vengono proposti. ci vorrebbero delle tagliatelle al sugo di cinghiale per spaccare la mononia in cui è finito il sapore del convivio, invece arrivano dei pizzocheri malfatti che non fanno che aumentare la mediocrità che alla bocca è sempre più pressante. a completare il viaggio a ritroso nell’abitudine alimentare consolidata non riman che l’antipasto. un classico: salumi misti, rovinati (e ti pareva) da una lingua marinata in un’improponibile salsa che vorrebbe esser verde ma di questa non le resta che il pallido colore. il tris di grappe offerto come digestivo non fa che peggiorare il disturbo papillo-gustativo. il conto rallegra il portafoglio ma il fegato è in protesta. nella testa c’è l’idea, soprattutto in compagnia, ma il menù è da reinventare. bocciate a pieni voti la cucina e la cantina. (leone)


Già fervido sostenitore di iniziative quali “la camminata al contrario su per la scalinata che conduce alla baita” – antico rituale di presunta derivazione maya – e il gioco delle tre palle eseguito con mandaranci sgonfi, ho trovato invero amabile il partitozzo a dama che ha preceduto (o seguito? Tutto si fa indecifrabile in questo testacoda temporale) il pasto all’incontrario (antica usanza romana, in cui i ricconi spilorci sdraiati sul triclinio, cominciavano il pranzo dagli avanzi per non lasciare niente alla plebe). Le pedine della dama, grosse come degli hamburger, sono probabilmente molto più digeribili del seguente pranzo. Averlo saputo ne avremmo ingoiate un paio in sostituzione dei pizzoccheri o delle verdure cotte che abbiamo ingerito per rispetto filologico dell’evento. Ma lo stomaco nei due giorni seguenti cercherà di prendervi a cazzotti. Al giocoso trauma della risalita delle pietanze e dei passaggi più duri (l’asse panna cotta – verdure grigliate tramortirebbe anche prodi boy…), si aggiunge la beffa di piatti non proprio di prim’ordine. Le probabili sostanze dopanti contenute nei cibi rendono comunque il tutto un’esperienza psichedelica, combinata con la simpatia dei commensali, che si dilettano in giochi quali: la rincorsa degli anacoluti, lo sdoppiamento dei cognomi, le fotografie improbabili e, soprattutto, la brocca dell’amicizia: una sorta di alcolica roulette russa nella quale però si sparano tutti. Anche la versione nostrana del piccolo biscazziere ha intrattenuto i commensali stremati dalle pietanze e ha reintrodotto il gioco d’azzardo nei confini nazionali (ah, c’è già? Ma guarda un po’!).
Quindi, gente, andate pure ai pranzi all’incontrario, ma ricordatevi di essere tanti e più o meno sbronzi, solo così potrete anestetizzare i vostri organi e remixare nella vostra mente i sapori corretti delle pietanze. Perché laddove la salsiccia sa di manzo affumicato, i pizzoccheri di panna cotta e la panna cotta di paraffina, davvero bisogna essere stomaci forti e fantasiosi. E avere tanti amici presenti, ma non troppi, per quando farete la coda al bagno. (lupa)

domenica 24 dicembre 2006

Babbo Natale: l'assistente di Gesù Bambino

Non vogliamo essere per forza contro le istituzioni o le tradizioni ma ristabiliamo dei punti di contatto con la realtà. la storia non ci convince fin da principio.
partiamo dalle scritture ed arriviamo a confondere consumismo e religione. il melting pot di culture è figlio di questa società multimediale e va bene, ma sacro e profano mischiati insieme… farebbero rivoltare Savonarola nella tomba. un falò delle vanità c’è già stato ed è stato un crimine contro l’umanità. abbiamo però toccato il fondo, ora iniziamo a scavare.
dei 4 vangeli ufficiali, solo 2 riportano della nascita e dei primi anni di vita del figlio di Dio.
S. Matteo espone la storia partendo da Giuseppe: Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di esser venuti ad abitare insieme. Giuseppe che era un uomo giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di rimandarla segretamente. insomma stava pensando di annullare le nozze per vizio di forma. a questo punto entra in scena l’Angelo del Signore, lo stesso Gabriele che aveva già visitato Maria, che convince il buon uomo: “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché colui che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo”. oltre al danno anche la beffa: lui, un vecchio falegname, deve prendere in sposa lei, una bella e giovane vergine; peccato lei sia già incinta di qualcun altro, molto influente, che manda un sicario per convincerlo.
Giuseppe fece come l’Angelo gli aveva ordinato, e prese la sua moglie con sé. E senza che l’abbia conosciuta, diede alla luce un figlio, e lo chiamò Gesù. Matteo parla poi di Erode e dei Magi che, arrivati da Oriente a Gerusalemme alla ricerca del re dei Giudei, vengono mandati a fare diligenti ricerche del fanciullo dallo stesso Erode. guidati da una stella, che si fermò sopra il luogo dove era nato il fanciullo, i Magi trovarono ciò che cercavano: "ed entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua Madre".
ma Gesù non nacque in una stalla?
S. Matteo non vi accenna ma v’è un altro passaggio interessante nel suo racconto: dopo la fuga in Egitto della Sacra Famiglia (perché Erode cercherà il Bambino per farlo morire), invece che tornare in Giudea (perché, morto Erode, vi regnava Archelao, suo figlio) Giuseppe portò Maria e il Bambino nel territorio della Galilea, e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, onde si adempisse quello che era stato annunziato dai profeti: “Egli sarà chiamato Nazareno”.
ma Gesù non era già Nazareno in quanto Nazaret era la città natia di sua madre?
in effetti S. Matteo non parla della città d’origine di Maria.
passiamo dunque al vangelo di S. Luca, che è proiettato su Maria: l'angelo Gabriele fu inviato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una Vergine, promessa ad un uomo di nome Giuseppe. il nome della Vergine era Maria. L’Angelo così si rivolse a lei: “Ecco, tu concepirai nel tuo seno e darai alla luce un figlio, che chiamerai col nome di Gesù”. allora Maria disse all’Angelo: “come potrà avvenir questo, se io non conosco uomo?”. e l’Angelo le rispose: “Lo Spirito Santo verrà sopra di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà della sua ombra”. causa il censimento editto da Cesare Augusto, così continua S. Luca, Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazaret, per recarsi in Giudea, nella città di Davide, chiamata Betleem per farsi iscrivere assieme a Maria. mentre si trovavano là ella diede alla luce il suo figlio primogenito; lo avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia, perché nell’albergo per loro non c’era posto. Quando furono trascorsi otto giorni, dopo i quali si doveva circoncidere il Bambino, gli fu messo il nome di Gesù. poi, secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per offrirlo al Signore. Quando ebbero compiuto tutto quello che riguardava la Legge del Signore, ritornarono in Galilea nella loro città di Nazaret.
facciamo il punto: quindi Gesù è Nazareno sia da parte materna che paterna.
e la fuga in Egitto?
S. Luca non ne parla ma, come in Matteo, nel suo vangelo c’è un altro brano degno di nota. si intitola: i parenti di Gesù. "Or, sua Madre e i suoi fratelli vennero a trovarlo".
quindi Gesù non era figlio unico. (lo conferma anche S. Giovanni nel suo vangelo).
versioni contrastanti, da cui, a quanto pare, la Chiesa ha attinto con cura “il meglio” per darci la sua versione della storia.
non chiediamo una storia oggettiva, ma almeno congruente. se io dico bianco e tu dici nero, è dunque bianconero il colore che vediamo?

In concreto vi chiederete voi, qual è la conseguenza di tutto questo? Qual'è il messaggio che vuole trasmettere la nostra profana omelia di Natale che non chiede in cambio alcuna oblazione?
E’ veramente importante sapere se Gesù sia nato in una stalla, in una casa o all’Hilton di Betlemme? Se sia o meno dovuto fuggire in Egitto? La risposta che otterreste da qualunque prelato sarebbe “certo che no” e, per una volta, sarei d’accordo con lui. E non tanto perché i Vangeli siano da interpretare, siano da leggere nella luce giusta (altrimenti non sarebbe possibile spiegarsi come cristiani, ebrei, testimoni di Geova si rifacciano tutti allo stesso Testo Sacro) ma piuttosto perché credo che sia un altro e di più ampio respiro il punto cardine della faccenda. Il punto principale che si evince da tutto ciò è come sia possibile far passare una storia, una storia qualunque per verità dogmatica pienamente accettata quand’anche siano ampliamente disponibili al vasto pubblico una marea di testimonianze, prove e scritti che attestino l’esatto contrario. Nell’era dell’informazione nessuno si informa più ma tutti vengono informati a dovere. Dal 25.12.0000 al 11.09.2001 d.C. e oltre…

a questo punto ci pare superfluo discutere se Babbo Natale sia un prodotto della CocaCola, sia il realtà il Dio Odino o se discenda dalla figura del vescovo San Nicola. e l’indignazione che ci suscita una CHIESA che arriva a tollerare venga definito “l’assistente di Gesù Bambino” è di gran lunga superata dalle FALSE VERITA’ che essa ci propina.
da DUEMILA anni.

Il risultato è che a Natale ogni scherzo vale. Lo scherzo serissimo della Chiesa, che con voce ormai flebile rivendica la natività come fulcro della festa e vorrebbe richiamare la gente allo spirito originario. Orde di persone, ormai fedeli solo ad altri santi natalizi -esotici i loro nomi: Zara, Mondadori, Jdc, Ermenegildo Zegna…- ai quali ognuno, col proprio stile da centometrista o maratoneta, porta il proprio obolo. Sono le mangiatoie ciccione delle corporation i veri santuari. Uno scherzetto riuscitissimo questo: che ci pigia tutti assieme nelle strade gli ultimi giorni prima del dì di festa. Usciamo di fretta dagli uffici (delle corporation), dopo che abbiamo lavorato le nostre nove o dieci ore, per correre nei negozi (delle corporation) a rimpinzarci di regali prima che l’orologio scandisca la sera del 24. Quella sera, o il giorno dopo, ci scambieremo regali, effusioni, tacchini ripieni e alka-seltzer.
Se troviamo due minuti in cui smaltire sbornia e parenti, magari in pace vicino al camino, scopriremo di preferire la sincerità del carnevale. E magari sceglieremo cosa farcene del resto del Natale.

Le ani3 augurano a tutti i lettori un Natale sereno. Per quanto possibile…
BUON NATALE!

venerdì 22 dicembre 2006

sciopero dei giornalisti

per cinque giorni i giornali non saranno in edicola. a causa dei tre giorni di sciopero - 21, 22 e 23 dicembre - indetti dalla Federazione nazionale della stampa e per le festività natalizie successive.

giovedì 21 dicembre 2006

Carey contro Carey

non è il titolo del remake del celebre “Kramer contro Kramer” bensì la causa intentata dalla cantante Mariah Carey contro Mary Carey, professione: attrice porno.
Mary, meno nota al grande pubblico, non è certo una sconosciuta in USA: è stata una dei 195 candidati alla poltrona di governatore della California nel 2003, quando vinse Arnold Schwarzenegger (tra l’altro ecco forse uno dei motivi per cui vinse).
la pornoattrice in realtà si chiama Mary Cook, ma ha scelto il nome d'arte di Mary Carey nel 2002 e allora come mai Mariah solo ora ha deciso di farle causa?
ovviamente per impedirle di usare a scopi di promozione commerciale uno pseudonimo “che potrebbe generare confusione nei fan”, come ha detto la stessa cantante.
infatti la sua semi-omonima (la pornoattrice, per intenderci) ha testé deciso di lanciarsi anche nel business musicale, annunciando l'intenzione di voler registrare dei brani. logicamente firmandosi Mary Carey.
Ma che le succede? - si chiede candida Mary - Ho scelto questo nome da anni e da un sacco di tempo faccio questo lavoro. Sono pronta a darle battaglia in tribunale”.
ed il suo legale incalza: “Ma Mariah crede davvero che i fan possano confonderla con Mary?”.
che abbia già sentito cantare la sua assistita?

mercoledì 20 dicembre 2006

democrazia

Abu Mazen annuncia il voto anticipato in Palestina. Abu Mazen ha perso le elezioni, quindi è all’opposizione ma vuole invalidare quelle vinte da Hamas, sciogliendo anzitempo e arbitrariamente le istituzioni da esse scaturite.
che fine hanno fatto le procedure democratiche? come può la minoranza calpestare i risultati elettorali per annientare la maggioranza? (Berlusconi ha ancora tanto da imparare!).
e l’opinione pubblica occidentale come ha reagito? indignazione, condanna, raccapriccio?
assolutamente no!
perché chi ha a cuore le incerte sorti della fragile democrazia palestinese, in primis Stati Uniti ed Israele, si compiace per la mossa del moderato Abu Mazen. ed invoca mezzi poco democratici per salvare quel poco di democrazia su cui resta ancora da sperare.
é il paradosso della democrazia, dice Pietro Ichino (giornalista del Corriere della Sera). ed è un paradosso che si ripete con imbarazzante regolarità perché l'Occidente democratico faccia finta di non afferrarne la logica.
la sua prima macroscopica manifestazione si rivelò nell'Algeria del 1991, quando uno strappo golpista interruppe un processo elettorale in cui stavano trionfando gli islamisti antidemocratici del Fis. ma questa fu davvero la prima volta? non ci furono ingerenze americane nella politica italiana del dopoguerra?
Fatto stà che si sospese la democrazia per salvare la democrazia. in Iran non c’è stata alcuna intromissione “esterna” e le elezioni presidenziali hanno portato al potere un campione del fanatismo e dell'antidemocrazia come Ahmadinejad.

che sia ora di ammettere il fallimento della democrazia come forma di governo?

martedì 19 dicembre 2006

un ritorno alla cultura del risparmio

Le banche pensano sempre ai nostri sogni. li vogliono vedere realizzati insieme agli interessi bancari. a Natale è disponibile lo sconto se paghi dopo. un mistero. se si paga dopo sei mesi scatta lo sconto senza alcun interesse. se paghi subito no. un bel Tv Color LCD costa circa 1200 euro. se paghi dopo sei mesi in contanti ti costa il 20% in meno. un affare. ma se tra sei mesi ti dimentichi, non arriva il bollettino o non hai i soldi cosa succede? con TAN 17,48%, TAEG 18,45% (ma possono essere superiori) per 1000 euro fanno 24 rate mensili da 53,40. il risultato è di 1281,60.

beppe grillo

Milano come risponde al Natale?
Gianroberto Costa, segretario generale dell’Unione commercianti, si dice ottimista: "La risposta dei consumatori è buona. Meglio delle previsioni. Certo, molti si guardano in giro e aspettano la tredicesima. Il prossimo weekend sarà quello decisivo". si compra. e segna più anche la bilancia dei negozi del lusso. il boom é dell’abito su misura per l’uomo. le donne puntano su borse, gioielli e orologi. é anche l’anno dell'iPod formato mignon. la conferma da Rinascente e dalle catene specializzate in prodotti tecnologici. ma più rosee di tutte sono le previsioni sul fronte gastronomico: "Ci preoccupavano le notizie del rallentamento dei consumi -dice Lino Stoppani, presidente di Epam, l’associazione degli esercizi pubblici— invece stanno andando alla grande i cesti regalo con prodotti alimentari e bene anche le prenotazioni per il menù di Natale".
gongolano anche i ristoratori: "Buone le prenotazioni per i giorni di festa", conferma Alfredo Zini che rappresenta la categoria.


Un ritorno alla cultura del risparmio. La pubblicità del debito va proibita. come è avvenuto per il fumo. é un atto di oscenità sociale. un'istigazione a delinquere contro noi stessi.

genitori, tra razzismo e sado-maso

"Vorrei che tutti sentissimo la presenza degli studenti stranieri come una risorsa in un paese che ha bisogno di giovani energie e intelligenze", aveva detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'inizio dell'anno scolastico.
sagge parole?

la situazione reale della scuola nello stivale ce la fornisce un'accurata ricerca del ministero della Pubblica Istruzione. l'Italia e la scuola che cambia, sempre più multietnica - in media il 5% degli studenti è straniero - ma ancora molto lontana dai paesi europei come l'Inghilterra dove è nato altrove quasi il 20 per cento degli alunni e persino della Grecia dove 1 su 10 arriva dall'estero.
ovviamente c’è un rischio: ”quello delle scuole ghetto, considerate di serie B per la presenza di immigrati e dove gli italiani non vogliono andare. è un problema reale e serio -dice il sottosegretario Letizia De Torre- ed è per questo che abbiamo dato l'allarme e chiesto ai direttori regionali che vigilino e lavorino affinché non si creino scuole o classi di soli immigrati”.

(…)

“Perché la scuola è la palestra della società dove si cominciare a conoscere l'altro, dove può avvenire il primo scambio tra culture diverse preparandosi per il mondo di domani”.

ma vediamo nel dettaglio il melting pot all'italiana: gli studenti stranieri ora sono 500mila e arrivano sempre più dall'est. parole che vogliono dire 70mila albanesi, 60mila marocchini, 52mila romeni nelle scuole italiane.
"in media" gli stranieri rappresentano il 5% per cento della popolazione scolastica, questo vuol dire: al nord si arrivano a punte record del 10% (Emilia Romagna) o dell'8% (Lombardia) mentre al sud siamo all’1% (Campania).

la statistica, come il giornalismo, dà sempre una mano a fare di tutta l’erba un fascio. e sarà proprio per colpa di questi fasci che i genitori italiani non vogliono mandare i propri figli in scuole frequentate da immigrati?
son dunque tutti padri e padroni fascisti che votano Prodi per poter soddisfare le loro voglie masochiste?

”gli studenti stranieri faticano, spesso arrivano in classe a metà anno e non conosco l'italiano, e vengono bocciati più degli italiani: 20% contro il 15%. alunni la cui frequenza scolastica diminuisce con l'aumentare dell'età e che se arrivano alle superiori scelgono sempre più spesso istituti tecnici rispetto al liceo”.
se uniamo questa semplice verità alla saggezza popolare: “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”, la risposta è bell’e pronta.

lunedì 18 dicembre 2006

la qualità della vita

Siena torna a vincere la classifica stilata dal "Sole 24 Ore", dopo nove di assenza dal podio, che mette a confronto le 103 province italiane. seconda Trieste (la vincitrice del 2005). seguono Bolzano e Trento. quinta Bologna, che guadagna 2 posizioni rispetto all'anno precedente. Milano invece perde 2 posizioni e finisce sesta.
peggio Roma, che perdendo 4 posizioni chiude al 19esimo posto. grande rimonta per Firenze che da 23esima si posiziona ottava.

un monito d'allarme per le penultime 9:
Reggio Calabria, Agrigento, Trapani, Siracusa, Napoli, Palermo, Foggia, Bari e Taranto.
maglia nera per Catania.

segue uno spaccato testa-coda sui macro settori d’indagine:
tenore di vita Milano-Salerno
affari e lavoro Trento-Enna
servizi/ambiente/salute Lodi-Oristano
ordine pubblico Matera-Bologna
popolazione Siena-Napoli
tempo libero Firenze-Crotone

ma andiamo dentro la notizia: per Siena c’è qualche discrepanza tra realtà soggettiva (“sentiment” su cui è basata l’indagine) ed oggettiva (statistiche ufficiali). i residenti sembrano non riconoscere infatti i punti di forza che hanno portato la città al top della Qualità della vita 2006. un dato può spiegare questo fenomeno: mentre il giudizio degli abitanti non è alto, è molto positiva l’immagine che la città proietta all’esterno. la città è, infatti, indicata come la terza area geografica in cui gli italiani vorrebbero trasferirsi (a pari merito con Bologna). il problema più grave per i senesi è la criminalità: la città si piazza in effetti al 64esimo posto in questa sottoclassifica.
non c’è luce senza ombra.

il problema di Palermo? il traffico!

domenica 17 dicembre 2006

la Chiesa in Africa: non basta il no ai preservativi

la presenza della Chiesa Cattolica in Africa è davvero forte.
a Baidoa (Somalia) un sacerdote cattolico ruandese, Padre Athanase Seromba, è stato condannato a 15 anni di reclusione dal tribunale penale internazionale di Arusha.
i delitti sono gravissimi: genocidio, crimini contro l’umanità, sterminio.
la colpa più grave: aver attirato almeno 2000 tutsi nella sua cattedrale con il pretesto che li avrebbe salvati dai massacri organizzati dalle bande omicide hutu.
poi, mentre loro pregavano, ha chiuso a chiave le porte della chiesa, ha ordinato all’autista di un bulldozer di abbattere l’edificio mentre gli assassini sparavano e lanciavano granate dalle finestre.

il meglio però deve ancora venire: Seromba era poi scappato e con la copertura di amici preti e delle gerarchie vaticane si era rifugiato a Prato, aveva cambiato nome (padre Anastasio Sumbabura) e continuava a officiare messa come se nulla fosse accaduto.

Ratzinger, in Africa c'è ancora molto da fare, non credi che pensare solo a vietare l'uso dei preservativi sia quantomeno limitante?

sabato 16 dicembre 2006

Ratzinger: riflessioni sull'Aids

ultime dal Vaticano:
"La fedeltà nel matrimonio e l'astinenza al di fuori di esso sono la via migliore per evitare l'infezione e per fermare la diffusione del virus dell'Aids, che affligge milioni di persone nel continente africano".
questo il credo di Benedetto XVI, che si premura di aggiungere:
"Voglio assicurare l`impegno della Chiesa cattolica per fare quanto possibile nel portare aiuto a coloro che sono afflitti da questa crudele malattia".

niente aperture dunque da parte del nuovo pontefice su un tema caldo, quello della "approvazione cattolica" sull'utilizzo dei preservativi, neppure per una realtà che ne avrebbe misericordioso bisogno. la Chiesa è fatta di uomini ed il mondo è cambiato da 2.000 anni fa; gli insegnamenti di allora -in verità, in verità vi dico: "non così rigidi come l'interpretazione arbitraria che continua a farne il cattolicesimo"- possono essere validi ancora adesso?
anche un'istituzione ultrasecolare come la Chiesa Cattolica dovrebbe essere capace di rinnovarsi. una chiesa che non comprende i bisogni di questo mondo come può pensare di sopravvivergli?

le parole, di fronte ad una morte certa, portano ben poco aiuto.
non è certo questo il volere di Dio (non nominato qui invano).

giovedì 14 dicembre 2006

spariscono i gatti, in pericolo anche le ani3?

L'allarme è stato lanciato da un'associazione animalista che opera nel rhodense, sulla scorta di diverse preoccupate segnalazioni ricevute dai proprietari di felini. Ma soprattutto alla luce di inquietanti ritrovamenti avvenuti nei boschi del Wwf, fra Pogliano Milanese, Vanzago e Pregnana Milanese. Da qualche settimana infatti, in questa zona stanno sparendo i gatti neri ed in particolar modo quelli di sesso femminile. Animali che ben si presterebbero ad essere sacrificati durante i riti esoterici e le messe nere. Al momento di riscontri certi a questa ipotesi non ve ne sarebbero, anche perché difficili da ottenere; tuttavia il dubbio è forte, tanto che l'Aidda il sodalizio di tutela di questi animali domestici, ha lanciato un accorato appello. «Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti i cittadini per contrastare quanto sta accadendo – spiegano - ; pertanto invitiamo a segnalare alla nostra sede ( 3926552051) ,eventuali casi di smarrimento di gatti e di cani». Negli ultimi giorni l'associazione ha raccolto 5 denunce tutte relative a gatte nere, sottratte ai loro padroni, che non hanno più fatto ritorno a casa. Due sono scomparse a Pogliano Milanese nella zona di confine con Nerviano, altrettante a Vanzago e una alla periferia di Pregnana. Troppe in pochi giorni e soprattutto in un'area molto circoscritta. Secondo i volontari del sodalizio potrebbe trattarsi di furti su commissione, fatti per alimentare il macabro canale delle messe nere.

di Michele Perla tratto da "Il Giornale"

prima di creare inutili allarmismi parlando di sette sataniche e messe nere un solo consiglio a chi si sta occupando del caso: un giretto in cucina in mensa Artemide...


PS: si ringrazia Renè per la fonte

libertà addio? reprise

Come volevasi dimostrare.
Scagliamoci contro la libertà di riprendere i colpevoli e di diffonderne le immagini.
Internet, anche se usato maldestramente o impropriamente, è un ottimo mezzo di denuncia.
Facciamo sparire le prove.
Servono regole... ma vaffanculo!!!

I fatti (da il blog di Beppe Grillo)
Un ragazzino di nome Francesco è stuprato da un gruppo di pedofili a Barrafranca (Enna). Fotografato. Le immagini diffuse nella sua stessa scuola. Chi sapeva ha taciuto. Il ragazzino si ribella. Viene picchiato. Ucciso con una chiave inglese. 19 colpi. I presunti pedofili sono in carcere in attesa del processo. C’è un unico testimone. E’ un altro ragazzino che ha visto gli stupri e li ha denunciati. Oggi è isolato. E’ lui il colpevole. Colpevole di mancata omertà. Gli inquirenti denunciano: “una grave situazione di pressione ambientale in atto nel piccolo comune di Barrafranca”. Dove sono i 13.115 cittadini di Barrafranca? Dov’è il sindaco? Il parroco? La preside?
Il giudice ha trattenuto in carcere i presunti criminali. In Italia i criminali sono sempre presunti, qualche volta prescritti, di rado condannati. Lo ha fatto perchè gli arrestati "potrebbero indurlo a ritrattare". Ma che paese è mai questo? Sono i presunti pedofili che dovrebbero aver paura a uscire dal carcere. Non il ragazzino a testimoniare.
Un articolo del Corriere spiega tutto. Anche troppo. E’ un resoconto dell’orrore. Qualcosa che non ti fa dormire e ti rende triste. Una tristezza rabbiosa verso un’umanità cupa, complice, ignobile. Non lasciamo solo questo ragazzino con il suo coraggio. Non potremo perdonarcelo
.

E questa è un estratto della risposta del sindaco di Barrafranca, Totò Marchì:
"Premetto che quanto pubblicato da “Il Blog di Beppe Grillo” non corrisponde alla verità e rappresenta, invece, una realtà che offende e diffama la cittadinanza barrese e le sue istituzioni. (…) Ma capisco! Anch’io mi sarei comportato così leggendo lo scoop di Blog! Ma si può arrivare a distorcere la realtà in maniera tanto violenta e subdola su una tragedia quale la morte di Francesco per un meschino interesse di bottega , per aumentare la tiratura dei giornali o per aumentare il numero dei visitatori del proprio sito? (…) vi prego di rileggere l'articolo del corriere della sera e confrontarlo con quanto scritto nel Blog".

Dall’articolo apparso sul corriere (a firma di Giusi Fasano) cito solo questo breve paragrafo:
“E invece l’amichetto di Francesco no. Lui resiste. E parla. Forse è per questo che il gip, 15 giorni fa, ha deciso di prorogare le indagini e tenere in carcere gli arrestati che “potrebbero indurlo a ritrattare” dopo che “faticosamente” ha dovuto superare il muro di omertà che buona parte dell’opinione pubblica barrese ha in qualche modo contribuito a realizzare”.

sì, ristabiliamo la corretta informazione.
Pronto? Posso parlare con Francesco Pizzetti?

mercoledì 13 dicembre 2006

libertà addio?

siamo all’alba di una nuova era per la rete. un nuovo giorno fatto di "regole internazionali condivise fra i paesi e un "vestito" giuridico nuovo, anche su base nazionale. ma non si parla di censura, perché la censura non è presente nella Costituzione italiana".
parole di Francesco Pizzetti, il “garante della privacy” tuttora in carica.
già. e allora mi domando: come mai Biagi e Luttazzi (giusto per fare 2 nomi) sono stati allontanati dalla televisione?
ma andiamo oltre.

seguono brani dell’intervista di Vittorio Zambardino con Francesco Pizzetti (anche la pronuncia di questo nome comincia a farmi paura):

Se dico che internet è una opportunità irripetibile e mai vista di espressione, lei concorda?
"Concordo, ma proprio perché concordo mi pongo il problema di come portare l'esercizio di questo immenso grado di libertà dentro un quadro che sia compatibile con regole, che per altri mezzi abbiamo, non senza fatica, trovato da tempo. Parlo della stampa. (…) Oggi abbiamo un problema analogo: persone che dispongono di un mezzo potentissimo (internet) possono essere indotte ad usarlo (questo mezzo ed i contenuti in esso presenti) come se fosse un pettegolezzo fra amici o una chiacchiera al circolo del tennis. Non è così. E bisogna che qualcuno lo faccia capire con chiarezza agli utenti internet".
e chi lo deve fare? lo Stato?
se così fosse, posso chiedere allo Stato la paghetta settimanale o i soldi per la benzina? visto che nessuno mi aveva ancora avvisato che è lo Stato il mio vero padre.

Non basta che vi sia una piena tracciabilità, nel senso dell'attribuzione di responsabilità ad una persona/autore, di un certo contenuto?
"La tracciabilità è talvolta problematica, ma certo avere chiaro chi scrive o pubblica qualcosa è già un passo avanti. Ma bisogna discutere - e un dibattito a livello internazionale esiste già - sui mezzi e le misure con i quali rendiamo possibile la punizione di comportamenti illeciti che ledono la riservatezza o addirittura diffamino le persone quando vengano commessi attraverso internet. E più in generale: la rettifica, per esempio, il ristabilimento di una corretta informazione, come lo garantiamo?".
sono alle lacrime. non riesco a smettere di ridere. lo Stato che garantisce una corretta informazione? libera soprattutto! proprio come il FILE-SHARING.

Non teme che la pretesa di regolare la cosa a livello esclusivamente nazionale possa portare verso forme di controllo indebito?
NO! –rispondo io- basti vedere cosa è successo con le intercettazioni Telecom.

Va bene, passiamo oltre. Lei ha quasi lanciato un allarme dopo i casi del video sul ragazzo vittima di bullismo e dopo la vicenda di Reggio Emilia dell'adolescente le cui immagini sono state diffuse via cellulare e per posta elettronica... Allarme, professore?
"Sono molto preoccupato. E' ben vero che certi fenomeni esistono da quando c'è l'istituzione scolastica. Già in De Amicis, c'è il figlio della verduraia che viene sbeffeggiato e offeso, se lo ricorderà… Ma questo fatto sarebbe rimasto circoscritto, se non fosse andato sulla rete. E questo pone un problema tutto diverso".
il problema è infatti la rete, non gli atti di bullismo. ah già, su quelli ci si passa sopra tanto li tolleriamo da anni.
"Ora chiedo: qualcuno glielo deve spiegare a questi ragazzi come stanno le cose o no? Come creiamo questa consapevolezza? Non ci vuole un forte dibattito culturale, ma anche una comunicazione precisa, verso chi usa la rete?".
e questa comunicazione si chiama “decreto legge” o basta una pubblicità del ministero?

Non fa un piega, ma potrebbero esserci misure diverse?
"(…) Siamo abituati a risolvere i problemi che ogni tecnologia ci presenta sia sul piano giuridico che cercando la collaborazione dei produttori, di coloro che concorrono alla diffusione del prodotto. (…) In questo senso ho apprezzato lo sforzo di Microsoft per un campagna formativa verso i giovani....".
mmmm, la Microsoft che forma i giovani… qualcosa non mi torna. o forse tutto torna!
Microsoft non è forse una famosa casa produttrice di software? un software già non libero di per sè e che oltretutto limita la nostra libertà? FORMATI PROPRIETARI, LICENZE D’UTILIZZO, SISTEMI ANTICOPIA, sono parole che ricordano qualcosa?

Francesco Pizzetti, lo ripeto per farmene una ragione. è qui, tra noi:

io ho paura di quest’uomo. perché ha potere e non sa cosa dice. parla di “libertà” inquadrata dentro regole (una contraddizione in termini!). parla di “regole” (leggasi: “leggi”) quando bisognerebbe parlare di EDUCAZIONE! parla di “dibattito” in una società ove genitori e figli a malapena si salutano e a scuola o si picchiano i compagni o le si prendono dai professori. ed infine ringrazia Microsoft, per la gentilezza con cui indottrina i giovani ad usare i suoi prodotti; in modo cosciente però.

martedì 12 dicembre 2006

contraffazione e contrappasso

Solo due tabù sopravvivono nell'altrimenti laicissimo dibattito sulla contraffazione: riguardano medicinali e ricambi aerei. Su tutto il resto si può discutere, c'è anche chi si spinge a dire che defraudare le maison del lusso e Microsoft è una lodevole redistribuzione del reddito, una sorta di esproprio proletario; ma nessuno, neppure il più ideologizzato dei non global, difenderebbe chi adultera una pillola o i bulloni che fissano una turboelica. Il perché si capisce. Le conseguenze possono essere esiziali (dannose, rovinose, mortali ndr) e la truffa, più subdola del solito, si scopre solo quando è ormai troppo tardi.

su queste valutazioni concordano anche i cinesi, ossia i responsabili di gran parte del mercato dei prodotti griffati "taroccati".
i CINESI, un popolo talmente forte da costringere perfino Bill Gates a mettere in vendita i prodotti Microsoft in Cina a prezzi sensibilmente inferiori rispetto a quelli occidentali, sono però le prime vittime del mercato dei medicinali falsi: i morti sarebbero 60 volte quelli dell'attentato alle Torri gemelle, secondo i bollettini ufficiali del governo cinese.
e direi che ben gli stà, la chiamerei lodevole redistribuzione dell’onestà!
in IRLANDA invece c'è un vero e proprio allarme sociale per i preservativi contraffatti, che non hanno la resistenza degli originali. cattolici col vizio di accoppiarsi prima del matrimonio... giustizia divina?
infine ci sono le GRANDI FIRME ITALIANE che lamentano grosse perdite dovute al commercio di borse e accessori taroccati ma che continuano a delocalizzare in Cina, pur sapendo che così si espongono maggiormente al rischio di falsificazione.
perché lo fanno allora? perché delocalizzare è una possibilità a cui non vogliono rinunciare, dati gli alti vantaggi del basso costo del lavoro.
chi se ne frega se poi saranno quegli stessi operai cinesi a riprodurre quelle griffe dopo che la loro azienda (cinese) avrà perso l'appalto.
in Italia andranno persi solo centinaia di posti di lavoro. questa è la mobilità. all’italiana naturalmente.

per saperne qualcosa in più:
Titolo: L'impero dei falsi
Autore: Riccardo Staglianò

sciopero mezzi pubblici posposto

lo stop del trasporto pubblico locale indetto per mercoledì 13 dicembre è stato rinviato a VENERDI' 15 DICEMBRE

animali (etimologia mali agli ani)

a Oslo presso il Museo di Storia Naturale dell'Università è stata inaugurata qualche giorno fa una mostra, che rimarrà aperta fino al prossimo agosto, dal titolo "Contro natura?". in sostanza si tratta della prima esposizione interamente dedicata ad un fenomeno ben poco conosciuto: i comportamenti omosessuali e/o bisessuali presenti in migliaia di specie animali.

Molti animali sono gay: il fatto è abbastanza assodato nel mondo degli studiosi. Meno assodato è che anche autentiche icone della virilità, come i bisonti americani, siano stati sorpresi e immortalati in atteggiamenti e pose inequivocabili. I maschi sono più grossi delle femmine: possono raggiungere anche i 190 centimetri di altezza al garrese e pesano in media 750-900 chili. Lunghi studi nelle mandrie delle praterie nordamericane hanno portato a una conclusione: tra i maschi, i rapporti omosessuali sono più comuni di quelli eterosessuali. Lo studio dei comportamenti e dei costumi sessuali negli animali ha portato a conclusioni sorprendenti.

I maschi adulti dei trichechi, per esempio, sono bisex: durante la stagione degli amori si accoppiano come da copione con l'altro sesso; nel resto dell'anno si trastullano invece con esemplari più giovani. "L'omosessualità è stata ora osservata in più di 1500 specie animali e il fenomeno è stato ben descritto per 500 di esse» sostiene Peter Bockman coordinatore della mostra «Contro Natura?».
«L'argomentazione che l'omosessualità non può essere accettata perché contro le leggi della natura può essere ora confutata dal punto di vista scientifico — osserva ancora Bockman —. La continuazione della specie attraverso la riproduzione non è l'unico scopo delle attività sessuali in cui sono coinvolti diversi animali, uomo compreso. Il rapporto tra animali dello stesso sesso può essere utilizzato per creare alleanze e protezione tra i partner. In situazioni in cui la specie è bisessuale, come nel caso degli scimpanzé nani, le relazioni omosessuali possono consentire quindi di consolidare i legami sociali».

Fino a qualche decina di anni fa l'omosessualità, osservata principalmente in animali addomesticati o esemplari selvatici tenuti in cattività, veniva bollata come una espressione anomala della sessualità animale (se non addirittura una patologia) e ricondotta a diverse cause scatenanti, come la presenza di individui dello stesso sesso confinati in una gabbia o in un recinto (come nel caso delle carceri umane), o carenze o eccessi di ormoni sessuali o un difetto di informazione (imprinting errato) nelle prime fasi di vita di un animale. Allevando ad esempio pulcini maschi di anatra per più di tre mesi in assenza di una presenza femminile, una volta adulti questi tendono a formare coppie dello stesso sesso. L'intensa attività di campo di biologi sta cambiando gli orizzonti, sollevando la cortina su questi comportamenti considerati «deviati» da una parte della scienza e della società e rendendo sempre più labile il confine tra omosessualità e eterosessualità. I maschi di delfini tursiopi sono, ad esempio, generalmente bisessuali, ma vivono periodi di esclusiva omosessualità. Nelle balene grigie le interazioni omosessuali sono abbastanza frequenti. Il 40% della popolazione maschile di galletti di roccia (Rupicola rupicola), uccelli della foresta amazzonica, è coinvolta in attività omosessuali e una piccola parte di questa non si accoppia mai con delle femmine.

C'è chi, tra le coppie gay animali, ha addirittura risolto il problema della maternità. E' il caso dei cigni neri in cui può accadere che un partner della coppia omosex si riproduca regolarmente, per appropriarsi poi dell'uovo deposto dalla partner e incubarlo poi con il compagno. I due possono, in alternativa, anche arrivare a scacciare dal nido la coppia eterosessuale, adottandone le uova; un comportamento osservato anche nei fenicotteri. Ci vuole però prudenza nel dichiarare gay un animale, in quanto un comportamento apparentemente omosessuale, può essere a volte finalizzato alla trasmissione di uno specifico messaggio. Succede tra i leoni. Un giovane maschio si avvicina a un adulto recitando la parte di una femmina in calore, un meccanismo che tipicamente serve a bloccare l'aggressività. Una bella tattica, utilizzata per non essere aggredito. Ai nostri occhi, però, quel felino è gay.

(articolo di Roberto Furlani da www.corriere.it)

dunque qual'è l'insegnamento che possiamo trarre da tutto questo? che alcuni dei capisaldi nelle argomentazioni della Chiesa Cattolica contro l'omosessualità vengono meno? o che l'eterosessualità quando non finalizzata alla riproduzione della specie è poco più di una convenzione umana?
mah, non saprei dire... io però ne ho tratto ben altro:

1. considerando altezza e peso dei bisonti ed il fatto che
sono maschio, ringrazio il cielo di non essere nato bisonte.
2. se mai in una bella gionata di sole in un acquapark deciderò di nuotare con i delfini tursiopi, spero di capitare nel periodo buono.
3. sono davvero preoccupato!!! 3 ani3 come noi sono destinate ad accoppiarsi tra loro nel giro di soli 3 mesi!!!

lunedì 11 dicembre 2006

olocausto fantasia

oggi a Teheran, preceduta da mesi di polemiche, tra cui quelle riguardanti il rifiuto dell'Unione Europea di inviare propri rappresentanti, si è aperta la controversa CONFERENZA INTERNAZIONALE sull'OLOCAUSTO, voluta dall'oltranzista presidente dell'Iran, Mahmoud Ahmadinejad, per dimostrare che il genocidio degli ebrei in realtà non sarebbe che un'invenzione.
parteciperanno una sessantina di sedicenti esperti iraniani e stranieri dalle tendenze revisionistiche, tra cui il francese Robert Faurisson, che ha sempre negato l'esistenza delle camere a gas con cui i nazisti sterminavano i prigionieri rinchiusi nei lager; due mesi fa fu condannato in patria a tre mesi di carcere con la condizionale.
atteso l'intervento l'australiano Fredrick Toeben, autore di uno studio intitolato "L'Olocausto: un'arma per uccidere".
il discorso inaugurale è stato affidato a Manouchehr Mottaki, ministro degli Esteri della Repubblica Islamica.

mercoledì 6 dicembre 2006

la vera realtà del lavoro

le condizioni di lavoro negli uffici italiani si fanno sempre più difficili ed il lavoro stesso tende ad essere un “affare privato”, da sbrigarsi da soli, senza potersi aspettare troppo sostegno dagli altri.
così, gli open space, le dichiarazioni di intenti di manager e coordinatori tutte tese alla cooperazione, all'organizzazione orizzontale, si scontrano con la realtà che da noi pare essere caratterizzata da individualismo e sfiducia.
siamo infatti agli ultimi posti in Europa sia per collaborazionismo verso i colleghi sia per stronzaggine dei nostri capi.
dalla quarta indagine europea sulle condizioni di lavoro risulta infatti che solo 1 collega su 2 è disposto ad aiutare un pari grado in difficoltà e che solo 1 capo su 3 dà retta ai propri sottoposti.
nel nord europa, nazioni di illuminati, ma anche nell’est europa le medie sono spaventosamente più elevate: il collaborazionismo tra colleghi supera l’80% e quello col diretto superiore è oltre il 70%.
sarà un caso ma sono paesi in cui la media della bellezza femminile è ai massimi livelli del mondo!
quanto ai sintomi sanitari è lo stress quello che gli italiani più comumente associano al lavoro (27% dei lavoratori italiani contro il 22% della media europea); tra gli altri problemi citati: mal di schiena, mal di testa e affaticamento generale (dolori al basso ventre).

la vera essenza del lavoro

"il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare"

Oscar Wilde

martedì 5 dicembre 2006

tutti i fantasmi dell'ATM

non solo scioperi, per l'ATM non c'è pace in questo periodo.
un fantasma si aggira la notte tra le carrozze della metropolitana. nulla di spaventoso o tetro, il fantasma è difatti del gentil sesso ed intrattiene gli attoniti viaggiatori facendo lap-dance in guêpière nera e calze a rete autoreggenti. una fermata e poi via, sparisce.
circolano voci che sia una nuova campagna promozionale ideata dall'ingegnoso presidente dell'azienda dei trasporti milanesi per incrementare l'utilizzo dei mezzi pubblici.
ma ci sarebbero altri fantasmi a cui pensare, in superficie.
"l'autobus l'ha investita, travolta e trascinata per quasi dieci metri". così una giovane donna ha perso la vita domenica a milano.
stava attraversando la strada al semaforo, per lei verde, di via Procaccini quando un autobus della linea 57, proveniente da via Piero della Francesca, l'ha presa in pieno.
il conducente non si è accorto di nulla: sono stati i passanti e gli automobilisti a richiamare la sua attenzione e come testimoni lanciano un'accusa gravissima: «l'autista era visibilmente impegnato, a parlare al telefonino».
tempi bastardi. solo pochi anni fa una telefonata allungava al vita.

lunedì 4 dicembre 2006

distorsione spazio-temporal-reale in Iraq

nel lontano 22 settembre il corriere scriveva:
"missione compiuta": l’Italia lascia l’Iraq.
nei 3 anni di permanenza sul suolo iracheno abbiamo perso 32 militari in combattimenti, attentati o incidenti, 2 civili, Nicola Calipari -ucciso a Baghdad dal fuoco americano nel marzo 2005-, Fabrizio Quattrocchi ed Enzo Baldoni.

venerdì scorso, 1 dicembre, su repubblica:
"Nassiriya, ammainato il tricolore": finita la missione italiana in Iraq.
dopo tre anni e mezzo e 39 morti chiude i battenti Camp Mittica, il quartier generale italiano. rientrano in Italia gli ultimi 44 militari.

Parisi (ministro della difesa) chiosa:
"della presenza dei militari italiani in questi luoghi, una cosa vorremmo che fosse ricordata, pur in un contesto profondamente segnato dalla guerra, il loro passo e la loro azione furono sempre guidati da sentimenti di pace. in nome di questi sentimenti, si sono spesi da italiani e da soldati perché la sicurezza, la stabilità e l'ordine tornassero pienamente nelle mani del popolo iracheno".

già, la situazione che lasciamo oggi in Iraq è proprio questa.
la conferma arriva diretta dal segretario dell’Onu, Kofi Annan: "ora è peggio di una guerra civile. (...) se fossi nei panni di un iracheno 'medio' penserei che prima c'era un dittatore brutale, ma almeno si poteva uscire in strada. i bambini potevano andare a scuola e tornare a casa senza che i genitori si preoccupassero se sarebbero mai tornati".

complimenti alla missione italiana in Iraq, soprattutto per il tempismo con cui siamo arrivati e con cui ce ne andiamo.

"senza sicurezza –sottolinea Annan- non si può fare molto, nè ripresa, nè ricostruzione".

non era giusto andarci ma sarebbe stato giusto rimanerci, anche per non vanificare il sacrificio delle anime che in Iraq han trovato l’eterno riposo.

sabato 2 dicembre 2006

demos popolo e kratos governo...

noi, occidente prima liberato e poi liberale, ci siamo arrogati di fronte alla storia un diritto e un dovere senza precedenti: esportare a tutti e a tutti i costi la democrazia.
perchè, ammesso che la democrazia rappresenti il migliore dei mondi possibile, noi viviamo in democrazia. da noi, nei nostri stati liberali il popolo è sovrano. il popolo vota. il popolo elegge coloro che sono ritenuti atti a rappresentarlo.
questo accade.

o forse no?

la Florida nel 2000 e l'Ohio nel 2004 hanno destato i primi sospetti...

Clinton Eugene Curtis è l’uomo che ha elaborato il programma software grazie al quale George W. Bush è riuscito, con un abile imbroglio informatico, a farsi eleggere presidente degli Stati Uniti per ben due volte di seguito, rubando voti ai suoi avversari. Al link qui sotto potete trovare il filmato di una sua dichiarazione giurata in tribunale.

http://www.youtube.com/watch?v=4UvEuqYyDoE

(per saperne di più si veda anche http://blogghete.blog.dada.net/permalink/239400.html#more)

le elezioni italiane nel 2006 li hanno rafforzati...

Nando Dalla Chiesa, sottosegretario di Stato, ha espresso durante una conferenza a Milano il suo pensiero in merito alle polemiche e agli strani eventi che hanno caratterizzato l'ultima tornata elettorale.

http://video.google.it/videoplay?docid=-594853088489252178&hl=it

certo però non sono questi temi in grado di appassionare i politici e gli elettori di casa nostra che, da una parte e dall'altra, sono invece sempre pronti a infiammarsi e a scendere in piazza come tanti burattini di marzapane per inveire contro la fazione opposta e, ironia della sorte, invocare il classico "ritorno alle urne per rimettersi alla volontà popolare".
d'altra parte che la nostra tanto amata democrazia sia marcia all'origine è ben poca cosa rispetto a un punto % di cuneo fiscale, al superbollo o alla destinazione del TFR...

PS: si ringraziano le fonti ispiratrici di questo post www.beppegrillo.it e Gianluca Freda

Johann Eschgfaeller

un normale controllo di polizia, al volante del grosso auto-articolato un camionista ubriaco.
il cinquantenne Johann inveisce contro i carabinieri che lo hanno fermato: "andate a cercare gli spacciatori di droga invece di fermare me!".
denuncia per oltraggio e sequestro della patente, ovvio.
peccato sia la SETTIMA VOLTA!
e sempre per guida in stato d'ebbrezza.
ma questa è solo la punta dell’iceberg: nel 1995, in val Pusteria, Johann con il suo tir centra un pullman causando 9 morti e 17 feriti.
in aula dichiara che la sua manovra è stata: "una semplice distrazione".
scatta la condanna: 1 anno ed 8 mesi di reclusione.
passiamo oltre la pena e lasciamo che il tempo continui a scorrere al contrario. siamo nel 1994, in lombardia: Johann, sempre alla guida di un tir, travolge una giovane ciclista...

non è l’inizio di un romanzo giallo e neppure la trama di un film horror bensì la STORIA VERA di un uomo e di una manica di pirla che gli permette ancora di andare in giro!
al prossimo pulotto che vi ferma, mostrate il terzo dito e ditegli: "mi manda JOHANN".

venerdì 1 dicembre 2006

la rete, una sconosciuta mondiale

giusto 3 pillole, curiose come l'effetto del guttalax in una torta donata al rompicoglioni di turno.

(1969) molti pensano che Internet sia nata da un progetto militare per realizzare una rete di comunicazioni a prova di attacco nucleare, ma non è così.
Internet nacque nei primi anni Sessanta come progetto per interconnettere i supercomputer delle università statunitensi.
soltanto in seguito nacque l'interesse del Dipartimento della Difesa statunitense.

(1972) l'e-mail non era prevista come funzione primaria della Rete, nata infatti per collegare fra loro i computer, non le persone. l'e-mail viene introdotta quasi per sbaglio, come accessorio.
a questo punto bisogna però scegliere un carattere che, nell'indirizzo di un utente, separi il nome dell'utente dal nome del computer presso il quale risiede.
Ray Tomlinson nota la chiocciolina sulla tastiera della propria telescrivente, e nota altresì che questo simbolo in inglese si legge "at", che significa "al valore di" ma anche "presso"... c'è da aggiungere altro?

(1978) Gary Thuerk, un venditore della DEC (un grosso calibro dell'informatica dell'epoca) invia indiscriminatamente a tutti gli utenti di Arpanet, una delle reti da cui poi nascerà Internet, l'invito a partecipare alla presentazione del nuovo computer della sua azienda. la reazione della comunità della Rete non si fa attendere: un coro di proteste quasi unanime, questo è spam!